30 luglio 2008

Passione veneta per una delizia calabrese: Pitta 'nchiusa



Dove litighiamo l'Amato Bene e io? in cucina o quando abbiamo ospiti. Non litighiamo proprio, ma ci becchettiamo un pochetto.

Pensandoci bene i difetti più insopportabili delle persone non sono quelli per così dire grandi, ma sono le piccole cose fastidiose che urtano che unite ad un difetto spiccato possono fare saltare amicizie, unioni e qualche volta dimenticare le parentele. Comunque, i piccoli difetti sono anche quelli che ti ricordano una persona per tutta la vita, le cose che ti rimangono impresse e che richiamano alla mente una serie di pensieri e fanno ricordare perchè ami una persona o perchè ti manca. L'Amato Bene è l'uomo che ho amato (anche adesso!) di più. E' l'altra metà del caco ( la metà della mela sarebbe stata molto più facile trovarla). Lo amo perchè è capace di fare delle cose che con gli altri non fa, con me parla, ride e scherza facendomi sentire appunto unica. Io invece, chiacchero, sono afflitta da attacchi di diarrea verbale, rido e parlo a voce alta, cose che ammetto possono urtare. Ma lui fa una cosa che provoca in me un effetto contrario alquanto fastidioso. Quando assaggia qualcosa o mangia di nascosto mi molla in giro il cucchiaino sporco, allora io piglio e comincio a seminare la cucina di piatti e piattini e poggiamestoli intrigosi che vengono puntualmente evitati e spostati per tagliare il pane sopra il cassetto delle posate semiaperto dentro cui inevitabilmente cadono tutte le briciole mentre quelle che rimangono in genere vengono buttate a terra con un gesto degno di Joaquin Cortez. Così mentre io giro con lo straccetto, lui non si capacita come io possa vivere con un "disordine di tipo orizzontale", cioè io tendo a disseminare i mobili di cose che devo tenere in evidenza e procedo inesorabilmente a strati. Così, mentre lui è ordinato ma ogni tanto perde le cose e io sono tanto disordinata ma ma le cose le trovo sempre.


La pitta 'nchiusa è un dolce di coppia impegnativo, prima perchè si sporca tanto, poi perchè gli ingredienti sono appiccicosi e noi difficilmente andiamo d'accordo sulle dosi.

Ma questo è un dolce tanto fantanstico quanto semplice come la terra da cui proviene. Il vino dolce, l'olio e la farina il miele e la frutta secca, fanno della pitta qualcosa di irresistibile, si comincia col mangiarne un po' poi difficilmente si smette. Prima di arrivare a farla ne abbiamo mangiata tantissima, abbiamo provato diverse marche e versioni, finalmente ce l'abbiamo fatta!

Non mi pare di averlo ancora detto ma si tratta di un dolce antichissimo che prende il nome dal contenitore di coccio in cui andava cotta. . Tra le tante ricette, la versione pubblicata su Gennarino mi è sembrata quella più vicina a quella mangiata in Calabria http://www.gennarino.org/inchiusa.htm.

Perchè pubblicarla adesso? Perchè sono di partenza per le vacanze, vado a Tropea dove potrò fare scorpacciate di pomodori, capperi, melanzane, e annusare le paste fenomenali, i gelati da svenimento e vedere gli altri mangiarsi la pitta mentre io sorseggio il mio bicchierone d'acqua con la fetta di limone



Ingredienti per la pasta:


3/4 di bicchiere di olio di oliva

un bicchiere di vino moscato bianco

2 uova

500 gr di farina+ altra farina se necessario

un grosso pizzico di lievito chmico

un pizzico di sale


Ingredienti per il ripieno

250 gr di gherigli di noci e mandorle tritate

50 gr di pinoli

100 gr di uva passa

250 gr di miele


1/2 pacchetto di fichi secchi spezzettati, q.b.

zucchero q.b.

1/2 cucchiaio di cannella


Procedimento


Foderate uno stampo apribile del diametro di 24 cm con la carta da forno.

Intiepidite l'olio e il vino moscato, versateli in una capace insalatiera, aggiungete le uova, il pizzico di sale e la farina e il lievito. Lavorare aggiungendo, se necessario, ancora un po' di farina, fino ad ottenere un impasto compatto e lucido .

Preparare il ripieno mescolando gli ingredienti.

Stendere la pasta in una sfoglia dello spessore di circa 2 millimetri e ricavarne un disco di 26 cm di diametro e stenderlo sul fondo dello stampo foderato affinchè si formi un bordo intorno di un paio di cm.
Suddividere l'impasto rimasto in 6 rettangoli di circa 8 cm di larghezza e 15 di lunghezza, spalmare abbondante ripieno su ogni metà, in senso dellla lunghezza, lasciando un po' di bordo e ripiegare la metà vuota soprail ripieno e velocemente avvolgere su sè stesso formando delle rose che andranno posate sul fondo. Una volta completate le rose, queste andranno leggermente aperte e spolverizzate di zucchero e cannella.
Infornate per un'ora o qualche minuto in più fino a chenon risulta dorata a 180C° preriscaldato, e se durante la cottura la pitta vi sembrasse piuttosto asciutta aggiungetevi del miele disciolto in un po' d'acqua, ma senza esagerare.




7 commenti:

Polinnia ha detto...

sono mezza caabrese ma questo dolce a soverato non l'ho mai mangiato!! che bontà.
è proprio vero. i piccoli difetti ci fanno amare le persone, ma a volte ce le rendono pure insopportabili!! più sono piccoli e peggio è!!!
salutami la calabria, quest'anno mi sa che salto....

Aiuolik ha detto...

Non lo conoscevo proprio e non l'ho mai assaggiato. Se vuoi un giorno ti faccio stare un po' in cucina con Uncle...altro che un cucchiaino lasciato in giro :-)

Michela cake designer ha detto...

Nemmeno io lo conoscevo..però mi sembra molto molto appetitoso.
xxx
E cosa faresti senza il tuo mezzo caco?
Pensa tutto il tempo che vi beccate dove dovresti impiegarlo?
eheheh!
ciao+
buone ferie.

Anonimo ha detto...

eccola ... prima n'chiusa e poi vacanza pure! buono il dolcetto ...

veniamo a cose serie, mica puoi paragonare un innocente cucchiaino o 4 misere briciolette a quintali e quintali di tafanari abbandonati per casa come mine vaganti ...

tsè tsè tsè

libertà per i mezzi cachi machi oppressi dalle mezze cachi femmine ... lottiamo contro l'oppressione dello straccetto, lottiamo contro la scopetta/paletta inside e lottiamo contro i pavimenti pieni di cera!!!

viva la briciola libera, in alto i cucchiaini e pucciamoli nel dolce prima di abbandonarli sul tavolo

P.P.L.L.D.M.C.M

(partito per la libertà dei mezzi cahci machi)

buone vacanze tafanaria!

isabella ha detto...

SPero di riuscire apostare qualcosa da Tropea! pregher� in ginocchio l'amato bene e sar� la sua gheisha

Dolcienonsolo ha detto...

Questa noi la chiamiamo "pitta 'mpigliata", me la regala sempre una anziana signora di S. Giovanni in Fiore!!!!Ottima anche la tua versione!!

Anonimo ha detto...

questo dolce è un ricordo indelebile della mia infanzia :) Petronà,in Sila..poi la mia famiglia l'ha trasferito un po nel catanzarese..ora sò di certo una piccola ditta che lo produce per esportare una versione un po "economica" nel resto d'italia..buona pitta 'nchusa a tutti :) Francesco

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